23 Novembre 2024
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Rossoblu di Geno(v)a – Cerco la magia

Non ricordo quale fu la prima partita del Genoa vista con papà. Non ha nemmeno importanza. Avevo 7 anni, forse 6. A volte si andava in gradinata Nord, in alto, spostati un pochino verso le Tribune. A volte nei Distinti, semplicemente per guardare la Gradinata Nord. Poi anche per vedere Oscar Damiani sfrecciare sulla fascia destra… attaccando sotto la Gradinata Nord.

Insomma, c’era la Gradinata Nord.

Ricordo il Sole. Tanto sole. E tanta luce. Ricordo l’elicoidale, carica di cose che accadranno. Ricordo il rumore dei passi. Ricordo l’ultimo tratto curvo, e ricordo nitidamente l’emozione per l’attesa di vedere il primo spicchio di prato. Salendo per mano a papà. Un tuffo al cuore. Una sensazione di perfezione. Ricordo i gradoni di cemento, alti per me. Ricordo le sbarre di metallo, e ricordo che mi piaceva sedermi a fianco ad una di quelle, per appoggiarmi, e per proteggermi. Le ricordo azzurre, deteriorate dalla pioggia. Quanta ne abbiamo presa con papà, su quei gradoni.

Ricordo che papà mi sembrava grande, molto grande. Di statura, di età. Papà aveva 28 anni, ed è alto un metro e settantadue centimetri. Ricordo che tutto mi appariva grande. Tutto, tranne me. Ricordo i colori, limpidi, di Genova, come oggi, anche se la TV era in bianco e nero. Ricordo gli occhi di ogni genoano che ho incontrato, e conosco le storie di ciascuno di loro. Ricordo i suoni, tutti. Il suono dei genoani che parlano tra loro, il fruscio dei giornaletti che venivano distribuiti all’ingresso, la voce dello speaker: ”Mio padre vestiva da Mauri…”. Non mi sono mai chiesto chi fosse questo Mauri, non aveva importanza, ma era rassicurante sentirlo pronunciare. Comunque mio padre non vestiva da Mauri, noi compravamo tutto a Pontedecimo, o a Bolzaneto. Ma sapevo che fino a che non avessi sentito questa voce, la partita non avrebbe potuto iniziare.

Ricordo la piramide pubblicitaria al centro del campo. Doveva essere lì, per forza, ogni volta. E sapevo che la partita del Genoa non sarebbe iniziata fino a che alcuni ragazzi molto più “grandi” di me non fossero corsi a centrocampo a chiuderla, per portarsela via. Ricordo il tunnel da cui sarebbero entrati i miei eroi, laggiù, dall’altra parte, sotto la Gradinata Sud, lato Distinti. Ricordo questa attesa, logorante, poetica, meravigliosa, di qualcosa che inizi. Vedo comparire i primi giocatori, la nostra maglia. Sento gli applausi, i cori. Ricordo il profumo di tutto questo.

Delle partite ricordo ancora poco, ma non ha alcuna importanza nemmeno questo. Ricordo la sensazione tagliente e malinconica della fine. Durante ciascuna di queste partite. Ricordo questo intrecciarsi di felicità e di magia miste alla malinconia che questi novanta minuti sarebbero dovuti finire. Ed ogni minuto in più di felicità era un minuto in meno alla fine di quella felicità. Ricordo questo, in modo nitido, perentorio.

Avrei desiderato una felicità infinita, senza tempo e senza spazio. Ieri, come oggi. Non potevo capire, come non l’ho capito oggi, che questo non è possibile. Eppure è così. So che mi fa male, so che non lo accettare, eppure percepisco in modo crudele che solo quel limite temporale, che tanto detestavo, che tanto detesto e di cui ho tanta paura, era e sarebbe stato il segreto inconfessabile, inaccettabile, della gioia travolgente che ogni volta sentivo, e che ancora sento. La bellezza, la potenza, la poesia di ogni attimo di questa avventura, e perfino di una partita del Genoa, risiedono proprio in questo limite crudele che cerchiamo di comprendere, accettare, superare.

La magia è ovunque. La magia è un quadro emozionante, un film commovente, una musica struggente, un bambino che gioca, un bacio inaspettato, una parola, uno sguardo. La magia è principalmente nel cuore di chi osserva il mondo, di chi lo respira con il sorriso aperto, con lo sguardo limpido. La magia è il colore che ti resta nell’anima quando tutto ciò che puoi vedere, toccare e sentire, non esiste più.

 

Io la cerco questa magia. Nella vita, e perfino nel Genoa.

di Luca Canfora

Andrea Stegani
Andrea Steganihttps://www.realtagenoana.it/2021/02/05/mio-padre-genoano/
47 anni, grafico web designer. Il Genoa è la mia malattia fin da bambino. Mi ritrovo molto in questa citazione: non amo il calcio, amo il Genoa!

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