Alberto Gilardino, il condottiero del tutto inatteso della nostra bella cavalcata, eredita la squadra dopo 15 giornate da Blessin.
Il cammino dell’ormai esautorato tecnico tedesco era stato oggettivamente molto soddisfacente in trasferta ( al di là della qualità del gioco ) con 5 vittorie e 3 sconfitte e profondamente negativo a Marassi, dove il ruolino di marcia recitava una sola vittoria col Modena, ben 5 pareggi e la fatale sconfitta contro il Cittadella.
Ogni partita casalinga in pratica era un patimento; sembrava che uno stregone aleggiasse sul nostro campo.
L’unica partita davvero bella qui era stato il pareggio 3 – 3 col Parma, una partita che il Genoa avrebbe meritato di portare a casa.
Una volta effettuato il cambio in panchina, il tecnico biellese è stato protagonista di un cammino esterno buono ma non entusiasmante ( 3 vittorie a Bari, Benevento e Brescia, 4 pareggi ad Ascoli, Modena, Cagliari e Como e la brutta sconfitta di Parma ) e di una trionfale striscia al Ferraris.
Sono infatti ben 9 su 10 i successi tra le mura amiche del Genoa dal suo arrivo.
L’unica eccezione è il pari a reti bianche contro un buon Pisa.
È come se lo stregone fosse sparito e la squadra ha avuto la capacità di raccogliere un bottino ricchissimo in termini di punti, addirittura 28 su 30.
Quel che risalta è la costante crescita delle prestazioni interne.
Nelle prime 4 partite erano giunti i successi contro Sudtirol e Frosinone al culmine di prestazioni sufficienti, la vittoria contro il Venezia dopo patimenti assortiti e una partita davvero scadente da parte del Grifone ( l’unica volta in tutto il campionato in cui i nostri 3 punti non erano meritati a mio avviso ) e il pari col Pisa.
Nei match contro Palermo, Spal, Cosenza Ternana, Reggina e Perugia le uniche reali difficoltà sono state denotate a sbloccare il risultato contro la Spal, fino alla liberatoria rete di Dragusin.
Il Genoa da circa 2 mesi è in grado di creare più palle gol di prima e non appare più necessario affidarsi solo ai difensori su calcio piazzato o alla vena di Gudmundsson, il più creativo dei nostri, per sbloccare le partite.
La squadra ha acquisito molta più sicurezza di prima, gioca in modo più sciolto.
Le soluzioni offensive sono aumentate e questo è di buon auspicio per il rush finale del campionato.
Oltretutto, Gilardino è arrivato a questa crescita esponenziale con una serie di scelte drastiche e rivelatesi corrette:
– improvviso passaggio alla difesa a 3 con Vogliacco centrale;
– fine dei bonus per Yalcin;
– bocciatura quasi immediata del nuovo arrivato Dragus;
– Martinez di nuovo titolare ( da estimatore di Semper, non nego che aveva le mani tra i capelli per la scelta ricaduta sullo spagnolo );
– l’insistenza sulla compatibilità Badelj – Strootman, che ha dato i suoi buoni frutti;
– Hefti, uno dei più attesi a inizio anno, fuori in pianta stabile per un rendimento troppo basso;
– Coda più volte in panchina e ora di nuovo titolare fisso e più brillante di prima;
– Frendrup, grande protagonista in positivo per oltre 20 partite, spesso fuori dai titolari per calo atletico e rimpiazzato da uno Sturaro davvero in palla.
Tutte scelte evidentemente rivelatesi azzeccate e per nulla scontate.
In pratica l’unica “botta di fortuna” della quale ha goduto, anche se sembra una contraddizione e forse una indelicatezza, è stata l’indisponibilità di circa un mese di Aramu.
Sì, perchè il mister proprio non riusciva a fare a meno dell’acquisto estivo più atteso ( anche da me, lo ammetto ), rivelatosi invece un lontanissimo parente del bel giocatore visto in serie A a Venezia.
In assenza del trequartista piemontese, ha trovato l’assetto offensivo giusto e la resa della squadra è ampiamente migliorata.
Al di là di questo, ora il Ferraris è tornato davvero ad essere “la casa del Grifone”, un campo dove gli avversari sanno bene di dover patire e soffrire.
Ed anche un tifoso è molto più fiducioso nel momento in cui mette piede dentro il nostro fortino.
Avanti Grifone!