L’elicottero. L’ultima volta che lo vidi volteggiare sulla mia testa, fu durante la prima trasferta, in quel di Ravenna, dopo la retrocessione a tavolino in serie C. Genova si era trasferita in massa, sui tubi Innocenti di quello stadio in terra romagnola. Cinghiate e manganellate sotto la curva ospiti….ne sentivamo il rumore raccapricciante.
Avevo con me mio figlio undicenne che rappresentava, per me, la purezza dello Sport da vivere con i suoi dettami di Lealtà e Rispetto. Ero preoccupato per la possibile ondata di fuga degli ultras, verso di noi, incalzati dalla Polizia. Iniziammo a piangere, facendo fatica a respirare, quando furono usati i lacrimogeni….usai l’acqua rimasta nella bottiglietta di plastica per lavare gli occhi di Guido, ignorantemente tranquillo davanti a ciò che stava succedendo poco sotto di noi, dietro a quei pessimi gradoni. Cornuti e mazziati, alla fine, perchè (sempre primi anche in quello) venne fuori il caso Ghomsi e ci tolsero i punti meritatamente vinti sul campo.
E quell’elicottero girava, girava, girava…e noi, bestie al macello. Anno terribile quello, con tutto ciò che ne seguì…dolori e gioie immense: cose da Genoa. Ieri, come allora, quel rombo sopra la mia testa, per tutto il pomeriggio fino a sera inoltrata, mi ha riportato a sensazioni e vicissitudini che con lo Sport, per come lo intendo io, rifiuto al limite dell’odio. Ho rivisto mio figlio con i suoi occhi arrossati ed innocenti che mi dicevano: “Papà, ma quando inizia la Partita ???”. Ore 19.05, aprono finalmente il varco che mi avrebbe riportato alla macchina, posteggiata 1 km circa dallo stadio di Modena.
Google map e ritorno a casa, con la certezza che, comunque, rivedrò i miei amici davanti ad una tavola imbandita in qualche parte della Penisola….siamo pazzi, lo so. Ma che ve lo dico a fare. Abraços. ❤️💙
di Gebo