29 gennaio 1995 sono un giovane uomo di 31 anni molto Genoano, lavoro alla Saiwa, azienda sponsor del Genoa proprio tra il 92 e 94. Mia moglie è di turno al Gaslini.
Vado allo stadio.
È una giornata serena, ma freddina. Il Genoa naviga in brutte acque, strano, e si gioca contro il Milan che vincerà lo scudetto. I telefonini sono ancora per pochissimi e io non ne posseggo. L’accesso allo stadio è tranquillo, sono in tribuna.
Prima dell’inizio della partita serpeggiano voci che parlano di tafferugli e un ferito. Poi il canale ufficiale è la radiolina e da lì si saprà che è morto un ragazzo. Il Genoa sta giocando il primo tempo. Intanto a casa i miei e mia moglie sul lavoro iniziano ad impensierirsi e così sarà a casa di migliaia di famiglie. È il secondo tempo la nord è in rivolta Sebastiano Rossi sotto la nord si allontana.
Poi sotto la Nord va a parlamentare Torrente. Sono lunghissimi istanti. Ora i 2 capitani, Torrente e Baresi, parlano dalla tribuna. La partita è sospesa. Usciamo.
Un senso di tragica angoscia si infiltra in ognuno di noi. La testa è vuota. In pochi parlano. Occhi bassi, visi attoniti. Arrivo a casa. Chiamo i miei che si tranquillizzano, mia moglie mi chiama.
La zona intorno allo stadio è presa a ferro e fuoco. I tifosi del Milan abbandoneranno lo stadio solo a notte inoltrata. Scopriremo poi di questa morte insensata stringendoci attorno alla famiglia Spagnolo. Claudio, un giovane di 25 anni pieno di vita, con i suoi progetti tra testa e cuore se n’è andato.
È una giornata tremenda che cerco sempre di infilare in un angolo della mente, ma che ogni anno ripercorro con grande dolore e coinvolgimento. Spagna vive nel mio cuore e in quello di tutti i genoani presenti e futuri.
Per ricordarlo mi appello ad un altro grande Genoano, mancato in un tragico incidente stradale nel 2007, Gabi Luca Giacometti, chitarrista talentuoso dei Modena City Ramblers, il titolo è tratto dalla Grande famiglia: Canzone dalla fine del mondo; una canzone che sa di mare, sa di Genova.