Nord. Giocatori entrano in campo, Gorin prende posizione. Sale un grido: Picchia Goriin, Picchia Goriin.
La grinta fatta uomo, ma a dispetto dell’urlo di battaglia della Nord un uomo corretto un giocatore sì deciso, ma nei limiti del regolamento.
Ricordo ancora la mia perplessità quando venne al Genoa, lui che aveva vinto uno scudetto al Toro, “sarà sano e integro?”. Mi chiedevo.
Probabilmente fu una scelta di vita. Ricordo ancora quando al Vittorio Emanuele, la mia scuola, si sparse la voce che lui aveva la fidanzata in una classe del Vittorio e infatti una Golf nera, vetri scuri e una chioma bionda riccioluta all’interno, era sempre lì vicino per recuperare la fidanzata.
Picchia Gorin per me è stato poi un panino di un bar che si trovava in via Magnaghi che aveva in lista oltre a Ruspa Testoni un ottimo Picchia Gorin. Un panino che mi ha legato al mio socio Giamba. Infatti spesso finite le riunioni di lavoro si andava proprio in quel baretto per gustarci i panini genoani.
Beh ricordo ancora gli ingredienti, Il Picchia Gorin era speck e brie, buonissimo.
E mi ricordo ancora il gol che segnò a Como per un pareggio che valse l’amicizia col mio amico lariano, Fabrizio anche lui.
E infine la mattina del suo funerale. Una folla immensa in corso Buenos Aires si strinse attorno a moglie e figlio.
Un guerriero di poche parole dette a mandibole serrate, in questo oltre che veneto molto genovese.
Lo abbiamo amato tanto e ancora tanto lo amiamo. Lassù, lo so, soffre con noi per le sorti del nostro Grifone e tutte le volte che vedo una partita sottoritmo penso: “ah quanto ci manchi!”.
Giocatore d’altri tempi che male si troverebbe ai giorni d’oggi tra Var, Sponsor e Social. Questo calcio non ci appartiene, non E’ Tempo per Noi Liga.