30 Ottobre 2024
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Genova

PER I TIFOSI

Coloro che si ostinano contro ogni logica a difendere gli ultimi anni di Preziosi, coloro che non lo tolleravano, chi reputa ottimo il mercato di gennaio della nuova dirigenza nonostante il responso severo del campo, chi se ne esce fuori con il fastidioso “io l’avevo detto”, chi ancora crede tantissimo nella salvezza e chi a parole e con il raziocinio non ci crede più ma mantiene una piccola speranza in fondo al cuore, tutti quanti siamo accomunati da un fattore: la fede rossoblù.
Da dove derivi nessuno lo sa, forse dalle origini familiari o dagli amici, forse dal caso, forse dall’abitudine tramutatasi in amore.
Questa stagione sportivamente catastrofica e nel limbo tra il Covid ed una maggior libertà ritrovata ha sancito una splendida realtà, ossia che i genoani nella fede e nella passione non retrocederanno mai.
Che sia gente di mare indigena o che siano montanari, campagnoli, pianaioli, anziani o giovani, eterosessuali o gay, ricchi o poveri, bianchi o neri.
Fino a 11 anni ero interista e mai per un giorno ho rimpianto di aver abbandonato la passione per una grande squadra che non vinceva nulla, ma che avrebbe vinto tutto da lì a qualche anno, per il Genoa, che ha una storia da “zeru tituli” ormai da quasi un secolo e che provoca sofferenze immani.
L’atto di coraggio dei genoani con la G maiuscola di seguire ovunque la squadra in trasferta e di gremire Marassi, nonostante lo spettacolo scandaloso visto in campo perennemente ( si salvano solo le prime partite con Blessin sostanzialmente ), dà l’idea della speranza e del colore del nostro cuore, che abbina inequivocabilmente il blu al rosso.
La nostra speranza resiste alle avversità e si abbina ad un entusiasmo ritrovato, che sfocia anche nel delirio, e lo scrivo col sorriso, di invocare lo show dell’allenatore sotto la Nord dopo aver beccato un 4 a 1 casalingo e con la squadra nel baratro.
In 8 mesi di campionato, su “Realtà Genoana” abbiamo scritto post, centinaia di commenti, litigato, fatto amicizie alle cene o anche semplicemente virtuali, sentito podcast speranzosi o disperati per l’andamento della nostra squadra e tutto per una compagine che ha vinto due partite su 33 e che appare condannata: non è normale.
O forse sì; lo è per chi ama in modo viscerale uno stemma ( a proposito, basta esibire meramente il simbolo della città sulla casacca grigia, il Genoa è sinonimo di Grifone! ) ed una maglia e per chi è talmente abituato a subire ogni genere di sfiga e di torto che poi li vede anche quando forse non ci sono e grida al complotto.

Tanti tesserati del Genoa non sono da serie A, noi tifosi Rossoblù sì!!!

e sempre lo saremo!

Vittorio Semino
Vittorio Semino
Genovese, 30 anni, "malato" di calcio e ciclismo (non quello blucerchiato), il Grifone come fonte di gioia e (troppo spesso) amarezza.

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