Sono cresciuto nell’epoca della radiolina a batteria, ti aiutava se non potevi andare in trasferta.
Odio le telecronache.
Non so perché, ma quando gioca il nostro Genoa, le parole del telecronista non coincidono mai con quello che i miei occhi vedono, o credono di vedere, sullo schermo.
Odio non sentire i rumori, gli umori e l’atmosfera dello stadio.
Ma uno dei primi segnali che non sei più un pivello è che, almeno un po’, ti adatti alla situazione contingente.
Lo odi, ma se riesci, guardi la partita in tv.
Ti adegui anche se le gambe, e soprattutto il cuore, vorrebbero portarti a Venezia.
In soccorso arriva il mio amico Stefano, lui è al Penzo con il più grande dei suoi tre grifoncini Giacomo, così mi passa il codice per vedere la partita su Dazn.
Stefano, un cuore grande così, non solo a livello calcistico, è partito senza il biglietto poi, per fortuna, hanno aumentato la capienza al 75%.
Armeggio un po’ con il televisore, intanto segna il Venezia, Dazn non risponde ai comandi, pareggiamo!
Mi viene in soccorso uno dei miei figli con il computer.
Odio le partite viste al computer, mi adatto.
Inizia il secondo tempo, i miei occhi, i nostri occhi, sono ipnotizzati dalle immagini del settore ospiti.
“Comunque e ovunque” alla base di una curva mezza rossa e mezza blú.
Lo ammetto, ho provato invidia per chi era lì, invidia d’amore!
Il vecchio CFC spinge fino all’ultimo secondo, sullo sfondo dello schermo ma non in secondo piano, la Nord in trasferta continua ad attrarre sguardo e cuore!
Finisce la partita, un pareggio che sembra una condanna, mi assale la tristezza.
Quei pazzi in laguna continuano a cantare. “Comunque e ovunque”
La tristezza scivola via, accompagnata dolcemente in un angolo dalla consapevolezza che i cuori impazziti di Venezia, insieme ai forzati della tv, batteranno sempre per il Grifone.
Comunque e ovunque!
Forza Genoa!
Alberto Scotto