Dopo la Top 10 dei migliori dell’era Preziosi, è necessaria la Top 10 dei bidoni.
Se la sfangano tanti altri, ma solo perché erano talmente impresentabili che hanno disputato pochissimi minuti (parlo di Wilson, Potenza, Román, Fatić peraltro autore di un gol clamoroso a Parma, Rudolf, Sampirisi, Piscitella, Melazzi, Hallenius, Mussis, També, Cissokho, Brlek, Mazzitelli, Pajac) o addirittura non si sono mai visti con la nostra maglia (i fantomatici bomber Ribas e Spinelli o Valietti).
Ovviamente bidoni non sono Toni e Immobile, uno con una grandissima carriera precedente e anche successiva (a Verona), l’altro esploso in serie A l’anno dopo di noi al Torino. Il loro rendimento nel Genoa è stato tragicomico, ma citarli nella top ten non avrebbe senso.
Stesso discorso per Schöne, la cui unica annata è stata non disastrosa, ma veramente grigia e deludente. In pratica vagava per il campo creando poco o nulla.
O gli stessi Gentiletti, Romulo e Sandro, autori di buone carriere, fantasmi dell’opera in rossoblù.
Ecco la top ten, in ordine solo cronologico di apparizione qua:
1) GIOVANNI MORABITO: preso per la stagione in B 2003/2004, dopo buoni anni alla Reggina in A, si rivela un terzino sinistro a dir poco inquietante, costa gol su gol (un incubo in Genoa – Atalanta 0 a 3) e torna a Reggio già a gennaio.
2) ILYOS ZEYTULAYEV: l’unico errore di Gasperini nell’anno della promozione. Lo conosce dalle giovanili della Juve, lo richiede alla società e poi l’ala uzbeka si rivela da film horror: non salta mai nessuno, non segna mai e perde ogni pallone. Fa quasi tenerezza. Spedito via a gennaio.
3) ROBERT ACQUAFRESCA\: arrivato nell’affare Motta – Milito con l’Inter dopo due ottime annate a Cagliari (peraltro tra i 20 e i 22 anni), viene prestato all’Atalanta.
Se già a Bergamo le cose vanno male per lui, qua vanno malissimo appena arriva a gennaio 2010. Una doppietta all’Udinese e per il resto un pianto: non vede la porta, non aiuta la squadra, è senza arte nè parte, nonostante Gasperini sia una garanzia nel suo lavoro con gli attaccanti.
4) EDUARDO : il portoghese arriva nell’estate 2010, dopo essere stato premiato miglior portiere del Mondiale.
È un mercato sontuoso che non porterà a nulla: lui, Toni, Veloso, Rafinha, Kaladze e il ritorno di Ranocchia dal prestito.
Eduardo, peraltro molto forte in uscita bassa, tra i pali non ha assolutamente le basi ed è un autentico scolapasta.
Papera ridicola contro l’Inter, poi cicca la palla di piede con l’Udinese, regala un gol a Firenze, nel derby di Boselli la combina di nuovo enorme.
Da lì in poi la sua carriera tracolla.
5) FELIPE SEYMOUR: mediano “d’ordine”, arriva dal Cile con Jorquera (gran talento e bei colpi, peccato che azzecchi una partita su 6) nell’estate 2011, alla corte di Malesani.
All’inizio sembra perfino un discreto giocatore, dopo due mesi si rivela per quello che è: un disastro.
Ogni volta che il Genoa subisce un’imbarcata, come a Napoli e a Cagliari, lui gioca dall’inizio; quando vinciamo facendo grande calcio (le famose partite contro Udinese, Napoli e Lazio del 4 – 2 – 4 di Marino), entra lui e calano le tenebre.
Resta anche l’anno dopo ed è ancora peggio.
6) DANIEL TOZSER: ungherese, arriva dopo ottime stagioni in Belgio al Genk.
Non è lento, di più. Un palo della luce in mezzo al campo. Dovrebbe essere un regista, ma è l’ultimo della troupe.
Specialista nell’essere sostituito all’intervallo, dopo averne combinate di tutti i colori.
Se ne va dopo un anno e mezzo senza essere rimpianto da nessuno. La cosa curiosa è che il resto della carriera non è poi così male.
7) ANSELMO: qui siamo su livelli leggendari. Arriva dal Brasile per 500.000,00 € su idea di Lo Monaco nell’estate 2012.
Gioca pochissimo anche lui (ci mancava solo il contrario), ma andava citato.
Con una capigliatura a cespuglio da telefilm americano anni ’80, si dimena senza alcun costrutto per il centrocampo, non azzeccando una cosa che sia una. Lui, veramente, non sembra neppure un giocatore di calcio.
A gennaio lo prende il Palermo, dove esibisce prima una cresta tamarra ed infine i rasta fino al sedere. Il denominatore comune è uno solo: la convinzione che non possa giocare a calcio, qualsiasi sia il suo look.
8) CABRAL: dovrebbe costituire un rinforzo per il centrocampo a gennaio 2014. Dovrebbe. È tutto meno che un rinforzo. Altro appassionato dell’andamento lento, pascola nel raggio di 10 metri, toccando pochissimi palloni e perdendoli spesso e volentieri. Un pesce fuor d’acqua.
9) LUCAS ORBÁN: difensore argentino mancino, arriva nell’estate 2016 ed è svincolato dal Valencia. Alto, slanciato, bello stilisticamente. Basta. Per il resto è completamente piantato per terra, del tutto addormentato con la palla nei piedi e ha sulla coscienza alcuni gol.
Gli avversari lo saltano come un birillo e lui affonda senza neppure un briciolo di agonismo. Altro che garra argentina!
Un’esperienza nefasta la sua, giocatore irritante.
10) GIANLUCA LAPADULA: dopo una grande annata in B a Pescara e una dignitosa da riserva al Milan, il centravanti italo – peruviano viene richiesto nell’estate 2017 da Juric e Preziosi lo accontenta, lasciando sul piatto anche una bella cifra.
In pratica è uno stopper aggiunto per gli avversari; ha spesso problemi fisici, non segna manco con le mani ed ogni pallone che prova a stoppare finisce a 5 metri a causa di mezzi tecnici davvero scadenti.
Nulla da eccepire sull’impegno e sul movimento, ma i suoi due anni qua sono nauseabondi.
Poi cava una buona annata a Lecce l’anno dopo in prestito e saluta definitivamente in direzione Benevento.
10 + 1) ZÈ EDUARDO: campione della Libertadores nel 2011 nel Santos con Danilo (quello della Juve), Ganso e Neymar, giunge sotto la Lanterna in pompa magna subito dopo.
Gira allegro per le città d’arte italiane con la splendida fidanzata (non per nulla lui è Zè Love), scatta foto sui social, è gioviale e solare. Una ottima persona. Peccato solo che fosse venuto qua per giocare a calcio. Invece è sempre infortunato e quando mette piede in campo è una comica. Gol o assist manco a parlarne, nei 4 in pagella è il primo della classe invece.
Indimenticabile. Il bonus è lui.