Con l’avvento dei social ho avuto modo, finalmente, di conoscere seppur virtualmente tanti malati di Genoa come me. Credetemi, vivere il Genoa e la sua tifoseria da lontano, commuoversi dinanzi la TV quando si alzano i cori che vorresti urlare insieme a loro ed il canto ti si strozza in gola per l’emozione, sentirsi diverso da quelli che ti circondano e non riescono a capire quanto sia particolare, unico, privilegiato sentirsi Grifone e non riuscire a spiegarlo perché in fondo non capirebbero, mi ha sempre fatto sentire un numero primo.
I numeri primi sono isolati, unici, sembrano distanti tra loro, e sembra che si allontanino sempre di più man mano che li scorri. Eppure, se li rifletti, sono tutti uguali. Ognuno di loro è divisibile soltanto per uno e per sé stesso. Divisibile per uno perché siamo una sola anima, un solo cuore, un solo sogno. Divisibile per sé stesso perché, per essere genoano, devi avere quel pizzico di follia e di coraggio che a molti manca. Come appunto i numeri primi.
Detto questo, vi voglio bene per come siete, per i mugugni e le battute pronte, per le infinite discussioni e per le focacce, il pesto, Faber, il faro, la Superba e, naturalmente, per i due colori più belli al mondo, il rosso della passione che ci accomuna ed il blu del mare e del cielo che ci rende infiniti. Forza Grifone, ragazzi.
Diego Venzo