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Il segreto della felicità

La mia visione del mondo cambia ogni giorno. Certi giorni mi opprime, mi sfianca, altri giorni mi conforta, mi protegge.

Definirla realistica sarebbe presuntuoso, cinica sarebbe ingeneroso, pessimistica sarebbe sbagliato, ingenua sarebbe inadeguato, sognatrice sarebbe patetico.

Ma in effetti io sono esattamente tutto questo: realista, cinico, ingenuo, sognatore, presuntuoso, razionale, ottimista. E la mia visione, tenuta forse in piedi dai puntini di sospensione come un castello di carte, somiglia sempre più ad un miscuglio di contraddizioni, dubbi, emozioni, a volte talmente in contrasto tra loro che anche a me sembra difficile capire chi sono, cosa provo, dove vado.

Proprio perché do molta importanza alle parole, al tono, al modo, non esiste, o forse non so trovare, una parola idonea. Una sola. Ho migliaia di parole, e congiunzioni, e virgole, e verbi, e aggettivi. E punti, tanti… tantissimi… una marea di ingombranti… dubbiosi… inutili… puntini.

Realista: non credo sia necessario chissà quale ingegno, solo forse un pizzico di onestà, verso il mondo, e soprattutto verso se stessi.

Cinico: sì, sono anche un pochino cinico. La vita lo è. Tra chi crede in un Dio, uno qualunque, e chi crede al caos, ci sono io che credo nella vita. Nella nostra mente, nella nostra intelligenza, nella capacità di sopravvivere, cambiare, capire, creare, scoprire, inventare, amare, soffrire, piangere, ridere, cadere. Rialzarsi. Cadere ancora. E rialzarsi un’altra volta. Come credo nella terra, quella che ti “sporca” le mani, nell’acqua che le purifica, nel vento che spazza via i pensieri, nel sangue che li assorbe, nel sorriso di un bambino, nello sguardo di una madre.

Ingenuo: è una bugia. Ne dico molte, sono necessarie. A me? No, a me stesso dico sempre e solo la verità, è per questo motivo che ho conosciuto la depressione, la malinconia, gli attacchi di panico, lo sconforto, la paura, la frustrazione, la sconfitta. Sono bravo a raccontare agli altri il mondo come dovrebbe essere, come potrebbe essere. E non lo faccio per gli altri, lo faccio per me. Io non posso essere felice, non è il mio destino. Ma so inventare per gli altri un mondo che non esiste, un mondo perfetto.

Sognatore: sono fermamente convinto di riuscire a vedere il decimo scudetto del Genoa, se non è questa la definizione di sognatore quale altra definizione lo sarebbe?

Presuntuoso: me lo dicono in molti, evidentemente lo sono, o lo sembro. Mi piacciono le bugie ma non le ipocrisie. Conosco le mie qualità, e conosco i miei difetti. Così come ironizzo senza pietà sulle mie miserie, scherzo con ironica compiacenza delle mie qualità. Se questa è presunzione… sono molto presuntuoso.

Razionale: sono assolutamente consapevole di vivere di cose che non esistono.

Ottimista: mi tengono in vita solo i sogni, i progetti, gli obiettivi, che abbiano una probabilità di realizzazione tra meno infinito e nulla. Le cose facili, così come le persone facili, non mi intrigano.

Ed il Genoa? E i Genoani?

La vita è così semplice in fondo. L’uomo ha solo bisogno di credere in qualcosa, di lottare per qualcosa, di sentirsi parte di un percorso, e perfino di soffrire per qualcosa. Soffrire è l’unica strada verso la felicità, il riscatto, l’eternità.

Io sono felice di provare questo trasporto infantile, tra i tanti, anche per il nostro Genoa. Ho bisogno di appartenere a questa storia travagliata, a questa sofferenza, a questo destino complicato e avaro di gratificazioni.

Sono grato, orgoglioso, e fiero, di appartenere a tutto questo.

Quello che spesso non capiamo è che la felicità non è un luogo dello spazio in cui abitare, non è un intervallo di tempo da percepire, non è uno stato dell’anima in cui fermarsi. La felicità è infinitamente più dolce e crudele nello stesso tempo.

La felicità è un istante impercettibile, vorace e potentissimo che si nutre delle nostre attese e della nostra purezza. Cerca di convincerti per tutta la vita che tu sia uno stupido sognatore, sgretolando le tue speranze a colpi di realismo, razionalità e cinismo, finché i colpi sferrati siano talmente dolorosi e profondi da convincerti a rinunciare, a rinnegare quello che in cui credi, quello che senti, e a volte perfino quello che sei.

La felicità non ha tempo da perdere, la felicità non è tempo.

La felicità dura un attimo ma lascia uno sguardo, una luce ed un suono che durano per l’eternità, ed arriva solo a chi ha la forza, la fede ed il coraggio di credere nel proprio sogno, nel proprio mondo e in qualcosa che non si tocca e non si vede, proprio quando e proprio se non esiste alcuna spiegazione, ragione e speranza di credere in quel sogno, in quel mondo ed in tutto quello che non si tocca e non si vede.

Io non credo in me stesso, ma credo nei miei sogni. Ed uno di questi sogni è lo stesso che avete anche voi.

Io ci credo da sempre, e ci credo ancora.

   Luca Canfora

Andrea Stegani
Andrea Steganihttps://www.realtagenoana.it/2021/02/05/mio-padre-genoano/
47 anni, grafico web designer. Il Genoa è la mia malattia fin da bambino. Mi ritrovo molto in questa citazione: non amo il calcio, amo il Genoa!

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