GENOA VINTAGE
di GEBO
Terragninn-a: spago che si avvolgeva alle gioddue o ziardoe (trottole) di legno, tirandolo in un certo modo si facevano girare…il nostro smartphone…
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Era il 1956, un secolo fa…
Si nasceva in casa,a quei tempi, aiutati da fior fior di levatrici.
Vedere la luce nei caruggi era impresa ardua, tuttavia, poichè il modo di dire comanda, io vidi la luce proprio la, in mezzo alle case che dividono Cavour dalle Grazie, qualche anno prima di quello al quale mi riferisco.
Caratteristica peculiare dei “caruggini” è l’innata propensione alla ipersensibilità olfattiva, generata dalle condizioni particolare del microclima ivi presente.
Era sufficiente che la nonna mi dicesse andare da Novelli a farmi riempire il bottiglione di vino, per dare la stura ai miei sensori dei profumi che avrei incontrato strada facendo.
Ma quale Vicolo Cannery di John Steinbeck, quale Penny Lane dei Fab Four : il best seller si chiamava Via delle Grazie, Canneto il Curto !!!
Col mio contenitore di vetro, vuoto, scendevo le due rampe di scale e già ero rapito dalle zaffate di pece e cuoio do caegà, perennemente impegnato a non ingoiare le stacchette tenute fra i denti anneriti dal tabacco del sempre presente toscano. Ciao Vincenzo !
Appena fuori dal portone, Aldo mi salutava col suo baccalà a bagno nell’acqua corrente e i suoi stoccafissi appesi ad altezza naso, proprio sopra il banco: che spettacolo .
Chiara, la lattaia, preparava le sue bottiglie corredate di tappo in alluminio e rassettava la ghiacciaia colma di burro e prescinsoea.
Il droghiere, poco sotto, mi ammaliava con leccornie varie fra le quali spiccava il profumo della liquerizia in bacchetti, quanto mi piaceva !!!. Ciao Scio Cillo.
E poi ancora avanti, superando Mario il panettiere (Bavusu J), Giuse o besagnin, il bar d’angolo con via San Bernardo paradiso dei miei primi ghiaccioli….
Odori di vernici e cordami mescolati al profumo della cancelleria della scuola elementare Lorenzo Garaventa, madre di tutti i miei strafalcioni attuali (vi chiedo scusa…); poco oltre il fainotto a sinistra ed il trippaio a destra, pieno di gente già di prima mattina !
Vicolo dell’Amore Perfetto (ero troppo piccino per capire…), il negozio laboratorio per riparare le costosissime calze velate (le prime) usate dalle nostre mamme, un venditore di scarpe ed ecco l’Ostaia di Novelli: un piccolo mondo a parte.
Seròia sul pavimento, sempre, come servisse ad asciugare tutto ciò che di liquido impregnava abitanti e suppellettili.
Odori forti, odori di vita vissuta in calata, in turni di lavoro pesantissimi o sui letti generosi della Anna o della Mara o della Bruna (sai, mi diceva la nonna, quelle signore “fanno la vita”….così, senza commenti e senza giudizi), che salutavo ricevendo spesso qualche buffetto.
Quel giorno c’era Milio, quello che aveva cantato anche con Natalino Otto, con la sua chitarra gravida di salmastro e fame da sbarcare quotidianamente.
Chi giocava a carte, chi a domino, chi dava inizio ad un trallallero….mobili scuri, quelli del bancone, che contrastavano con l’allegria delle bottiglie ordinatamente allocate sopra la testa dell’oste, ognuna con la sua etichetta colorata, ognuna col suo pirone da cui mescere.
Ah, oggi sono proprio fortunato, ecco Giuan col suo violino….sono rapito da quel mondo e metto in secondo piano il bruciore di una scontata sgridata di mia madre per averci “messo” troppo tempo a fare quella commissione !
Fuori, provenienti dal mercatino di piazza Sauli, le “grida” dalle bancarelle di frutta e verdura: profumi del cuore raccolti splendidamente da Fabrizio nella sua/nostra Creuza, quelle voci, sempre le stesse da secoli che si possono ascoltare alla fine del pezzo.
Era il 1956, il Genoa di Gandolfi, Gren , Frizzi e Carappellese stendeva la Fiorentina di Julinho già campione d’Italia davanti a 60.000 Genoani innamorati.
Miaè che bella roba, donneeeee !!!!!
Abraços.