“Scusi, mi fa entrare ?”
Si presentavano così e con una semplicità disarmante formulavano la loro domanda.
La calca per entrare nella “Vecchia Nord” era massima e gli addetti al controllo biglietti/abbonamenti, riconoscibili da una fascetta rossoblu posizionata sul braccio, come tanti “capitani” di una squadra di calcio, avevano il loro “bel daffare” per tenere sotto controllo la situazione.
Quello era il momento giusto per entrare in azione !
Venivano da ogni parte della città e dalle delegazioni; a piedi, sulla motoretta di qualche compagno più grandicello oppure, utilizzando tram e autobus perennemente stracolmi di tifosi che si recavano “A-o Campo”.
Stipati come “ancioue in te n’arbanella”, difficilmente passava il controllore dell’ UITE a verificare l’acquisto del biglietto, non c’era posto per quel signore a quell’ora della domenica….
Li riconoscevi subito.
Quelle facce da dopoguerra ancora troppo vicino, incapace di regalare sguardi da “benessere consolidato”, quello arrivò con gli anni ’60 , non impediva di poter apprezzare la vivacità degli occhi, affamati di voglia di vivere e desiderosi di emozionarsi per la loro favola più bella chiamata Genoa.
Chi era in coda sotto la Nord, sapeva benissimo che, prima o poi, una mano diversa ed uguale allo stesso tempo, domenica dopo domenica, avrebbe stabilito “il contatto” attraverso la formulazione della parola d’ordine:” Scusi, mi fa entrare ? “.
“Vegni baletta, damme a man che intremmo.”
Un attimo: veloce ed intenso come l’adrenalina che scorreva nel sangue di chi sapeva di fare “una marachella” con il cuore bloccato dall’emozione di poter rivedere, di lì a poco, le gesta degli eroi e le magie di cui erano capaci.
Qualche metro all’interno del sottopassaggio della Gradinata e le mani si staccano bruscamente accompagnate da un: “ Grazie eh ???”
“ Bah, ma come ti chiami ?”
Non c’è risposta, quasi mai…. la Nord è già lì che ti accoglie: “ GENUA GENUA GENUA……”
Ma questa è un’Altra Storia.
Di Gebo