9 marzo 1976 h.15 fermata bus San Martino dell’86. Salgo con il mio amico Stefano, si va a San Desiderio. Giochiamo alla Sanfruttuoso e come ogni martedì si va ad allenamento.
Borsone bianco e rosso, saliamo.
L’autubus incomincia il suo tortuoso giro.
Siamo in via Borgoratti, angolo via Vigo: una rametta di Genoani discute.
In mezzo si staglia prepotente la sagoma con chioma riccioluta di un signore. Lui è Sergio Ferroggiaro, ma è più noto con un soprannome. Infatti non finisco di inquadrarlo che Stefano mi dice con stupore e ammirazione: “C’è Callaghan!”.
Sì quell’energumeno lì è un super tifoso del Genoa. Un mito. Un soprannome più famoso del nome. Era normale in quegli anni incontrarlo nel parterre della Nord, al centro proprio dietro la porta.
Per me lui era leggenda, un Tex, uno Zagor in carne ossa.
Tanto che si narrava che un bel giorno si fosse fatto stringere tra le ciocche dei capelli dei piombi da pesca così da utilizzare i capelli come strumento di difesa. Non so quanto questa storia fosse vera, ma a me confermava la leggenda e così ci ho sempre creduto.
Sicuramente nel 1966 durante un Mantova Genoa si rivolse in modo brusco ad alcuni ultras Mantovani che avevano osato slacciare lo striscione del Genoa club Borgoratti. O strioscion o resta lì.
Il soprannome arrivava diretto da un giocatore degli anni 70 del Liverpool tal Ian Callaghan difensore particolarmente rude e deciso.
Con lui, il nostro Callaghan, allo stadio ti sentivi sicuro, presenza e carisma. Leadership prima della Fossa. Soprattutto in trasferta.
E’ sempre lui che nella festa di Genoa Lecco del giugno 1973 riuscì a far volare la A di polistirolo con i palloncini gonfiati ad elio.
Dopo tante battaglie e tanto cuore per il Genoa ci ha lasciato nel lontano 1988 per un infarto che lo ha colto nella spiaggia di Quarto.
Oggi lo immagino in un terzo anello speciale quello del parterre.
Lì dietro con la sua figura massiccia pronto a scattare con i pugni in alto ad ogni gol del Genoa.
Ed è pensando a lui che domenica, per cercare di trasformare il Ferraris in una bolgia, scenderò nei parterre, quelli dei distinti, ma lì giù per vivere la partita in campo, senza respiro, con rabbia e cattiveria, proprio come faceva lui con sguardo un po’ sornione e un po’ burbero.
Forza Genoa, Forza Callaghan.