Il prepartita era rovente. La formazione un azzardo. Affrontare la SPAL a viso aperto un suicidio. Ma il Genoa porta a casa la vittoria. E finalmente con una prestazione esteticamente piacevole. Nel primo tempo, a mio modesto parere, è andato in scena un capolavoro tattico di Blessin: squadra alta e corta, giro palla veloce, palla a terra e pochi passaggi sbagliati.
Nel secondo tempo squadra un pochino più lunga, ma nel complesso mai in affanno. Il graduale inserimento dei nuovi sta dando i frutti sperati. Strootman ha diretto il centrocampo con regia egregia. Aramu forse non ha ancora l’intensità necessaria per quello che il mister chiede, ma mettere minuti nelle gambe è fondamentale. Forse Blessin tutti i torti non li aveva nel chiedere pazienza e tempo. Forse non era così stupido nel dosare le presenze. Soprattutto ha dimostrato di avere lo spogliatoio in mano, di saperlo gestire con giudizio, di essere in grado di imporre un calcio offensivo col giusto mix di qualità e quantità. Il Genoa ha dalla sua, come dimostrato nella sfida di Ferrara, 16/18 titolari. Chi più chi meno, può subentrare e sostituire senza abbassare eccessivamente il tasso tecnico della squadra. Questo anche grazie alla capacità di Blessin nel saper inserire gli interpreti in un sistema di gioco ben collaudato e nel saperli tenere sempre mentalmente sull’attenti e sul pezzo.
Badate, non vuole essere una sviolinata, ma semplicemente riconoscere i meriti di una persona che pur commettendo degli errori, l’ha fatto sempre rispettando il suo dovere, mai uscendo dal seminato nonostante 3 e più mesi di esame continuo. Non deve essere un fuoco di paglia, ma l’inizio di un percorso importante che sicuramente incontrerà ancora qualche battuta a vuoto e qualche periodo di flessione. La squadra è forte e consapevole della propria qualità. Ci vuole la giusta dose di presunzione per centrare l’obbiettivo. E sono sicuro che in serie A, con 777, non ci sarà emiro che tenga.
OVUNQUE E COMUNQUE