Quando di mezzo c’è il Genoa, non esiste alcun genere di equilibrio.
Purtroppo.
Siamo giunti alla quinta giornata e sono insorte le prime difficoltà, non a caso abbinate alla prima sconfitta.
Musica per le orecchie dei contestatori ( genoani ) a prescindere, che remano sempre e apertamente contro; coltellate invece per chi nega ostinatamente qualche limite di Blessin e qualche stranezza di quello che comunque è stato un bel mercato per la serie B.
Una sinfonia per i nostalgici preziosiani che sono arrivati al punto di godere per la retrocessione, un incubo per coloro che erano entusiasti di arringhe varie ad una festa per la retrocessione ( !!! ).
Sono convinto che Blessin, e qui torniamo alle “stranezze” del bel mercato estivo, avrebbe fatto volentieri a meno di Aramu e soprattutto di Strootman.
Non perché non li ha ancora fatti giocare dall’inizio ( non hanno svolto la preparazione con lui ), ma perché sono lontani dal suo modo di intendere il calcio.
L’ex Venezia ( un lusso per la B ) è giocatore di grande qualità e notevole sventola da fuori con poco ritmo, mentre l’olandese potrebbe costringere il tecnico a ciò che non ha mai concepito fin dall’inizio del ritiro estivo, ossia il centrocampo a 3 ( amichevoli, Coppa Italia e 5 partite di campionato hanno sempre previsto il 4 – 2 – 2 – 2 ).
Il tedesco probabilmente avrebbe affrontato volentieri il campionato con “pedalatori” da pressing alla Jagiello e Portanova, affidando la qualità al solo Gudmundsson.
È un modo di intendere il calcio limitato? Sì, servono più trame offensive, che quanto meno col Parma a tratti si sono viste. È da condannare? No, perchè è legittimo pensarla così.
In sintesi, forse è mancata un pò più di comunicazione tra allenatore e dirigenza sul mercato.
Passare però nel giro di un mese dagli “olè, olè, olè” decisamente forzati per Blessin a chiederne la testa e il pubblico ludibrio dopo una sconfitta, è troppo.
O meglio, è da Genoa.
Forse sarebbe anche corretto chiedersi il perché del rendimento modesto dei giocatori più attesi, che non può essere solo imputato all’allenatore.
Hefti e Badelj senza tanti giri di parole sono stati fin qui tendenzialmente deludenti; Coda gioca bene con il pallone nei piedi, ma è in una condizione fisica improponibile.
Prima di far saltare la panchina per la millesima volta, attendiamo ancora due o tre giornate, anche dopo il caos di Palermo.
Chissà, magari ne varrà la pena.