777 LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL
Di Francesco Venturelli
Ho appreso con piacere, dalla conferenza di Johs Wander, che la Proprieta’ ha intenzione di andare avanti sulla strada tracciata, che io condivido.
Vedo un solo errore, dalla Proprietà stessa sottolineato: aver scelto un allenatore per poi cambiarlo dopo pochi mesi.
Per il resto vedo un buon lavoro sul piano dell’assetto societario, mentre per quando riguarda il campo, non è stato raggiunto l’obiettivo salvezza. Obiettivo molto importante, manco a dirlo, ma non quanto quello del riassetto societario, al quale personalmente tengo più di tutto.
Una Società solida, infatti, è la premessa indispensabile per poi ottenere buoni risultati.
Per tutto il dopoguerra, ho visto il Genoa alle prese con problemi economici, dai quali è stato sempre fortemente condizionato in modo negativo.
Cito un caso per tutti, il più clamoroso: nell’estate del 1964 (estate fino ad allora felice per i genoani, per il buon risultato in campionato) è stato costretto dai forti debiti contratti anni prima con l’Inter, a vendere Meroni, il fuoriclasse che ci faceva sognare addirittura il “decimo”, sbocciato in maglia rossoblù.
Ecco perché dico che l’assetto societario mi interessa più dei risultati: in quel campionato il risultato era stato ottimo, ma non altrettanto valeva per la Società. Noi tifosi guardavano solo il risultato, ed eravamo felici, ma abbiamo dovuto amaramente constatare che la situazione societaria contava più del risultato.
Se la Società fosse stata solida, avrebbe potuto tenere Meroni e la storia del Genoa del dopoguerra sarebbe stata sicuramente diversa.
Quella famosa sera passata con migliaia di genoani a De Ferrari, sotto la sede del Genoa, al numero 6, mi ha fatto toccare con mano, che senza una solidità Societaria, non può esserci continuità di risultati.
Possono esserci dei periodi felici, come quelli con Pruzzo e Damiani, o con Briaschi, Antonelli, Peters, ecc. O con Skuhravy, Branco e Aguilera e il trionfo di Liverpool.
O l’anno della qualificazione UEFA con Milito e Thiago Motta. Ma solo momenti passeggeri, senza CONTINUITA’.
Perché se è vero che i RISULTATI sul campo arrivano dai buoni giocatori e dai bravi allenatori, è altrettanto vero che la CONTINUITA’ arriva sempre e solo dalla Società.
Ma per avere una grande Società, ci vuole il TEMPO TECNICO per costruirla.
Un tempo OGGETTIVO, che non dipende dal desiderio dei tifosi, ma dal Progetto che si vuole realizzare.
E non e’ un tempo breve.
Ci vogliono anni, perché non basta cambiare le persone, ma bisogna anche cambiare la MENTALITÀ e i COMPORTAMENTI di tutto l’ambiente.
Ritengo che sia più semplice costruire una buona squadra, che costruire una grande Società.
Il fatto che i 777 abbiano dichiarato di essere al lavoro proprio per costruire una Società capace di garantire il futuro, mi riempie di speranza, perché io è soprattutto a questo che guardo.
Tornare in A ovviamente mi interessa.
Ma mi interessa di più tornarci con una Società solida, capace di dare continuità, come era per il Genoa fino al 1943, quando è stato sospeso il campionato per la guerra.
E come non è più stato dal 1946 in poi.
Ho la speranza che i 777 diano al Genoa la CONTINUITÀ necessaria per garantirgli un futuro di alta classifica, così che possa riprendere il cammino iniziato nel 1898 vincendo il primo campionato, e interrotto quando io avevo solo tre anni, nel 1943 per le vicende della guerra, dopo 45 anni vissuti da protagonista del calcio italiano.
Non posso non ricordare che fino al 1957, quando avevo 17 anni e i ricordi sono tuttora lucidi, il Genoa era con la Juve, la squadra che aveva vinto più campionati.
E la Juve a quei tempi, vedeva nel Genoa -incredibile a dirsi oggi- l’avversario da battere per superarlo nella speciale classifica dei campionati vinti.
Forza Genoa, che tu possa tornare coi 777 al posto che ti compete.
Francesco Venturelli