Cosa può passare nella mente di un quattordicenne tifoso del Genoa con la squadra sull’orlo della retrocessione?
Non so ora, nel nostro presente, ma quarant’anni fa?
Quattordici anni, pochi di vita, sportivamente tantissimi.
Il Genoa nella stagione precedente era tornato in serie A, l’ennesima resurrezione.
Chi aveva intorno ai quattordici anni nei primi anni ’80 ne aveva già visto abbastanza da raccontarne ai nipoti, ma quella promozione l’aveva vissuta direttamente, magari nella Nord.
Ora sembrava che quella gioia immensa, dopo solo un anno, potesse svanire nel nulla.
Cosa passava nella mente dei quattordicenni dell’epoca?
Nelle “piazzette” dove ci si dava appuntamento, dove si viveva praticamente tutta la giornata, apparentemente nulla sembrava cambiare, ma dentro, ognuno di noi, vedeva lentamente svanire il sogno conquistato con tanta passione l’anno precedente.
Le notizie, sbirciate dal giornale dei genitori o sentite al bar, non erano tantissime.
I quattordicenni attuali, beati loro, possono attingere da internet, dai social.
Il mondo cambia, forse cambia anche il modo di soffrire dal punto di vista sportivo, non per chi è nato Grifone.
Arrivò la domenica decisiva con il dannato Vecchio Balordo di scena a Napoli, ognuno si attrezzó a modo suo per seguire la partita.
Il mondo cambia, adesso per chi non può seguire direttamente il Grifone ci sono le tv a pagamento, che tristezza vedere solo uno spicchio di campo.
Cosa può passare nella mente di un quattordicenne tifoso del Genoa con la squadra sull’orlo della retrocessione?
Avete presente quei palazzoni di Marassi, alti fino a dieci piani addossati uno all’altro quasi a volersi sostenere, senza nessuno spazio pubblico degno di questo nome, figli della speculazione edilizia degli anni sessanta?
Immaginatevi una bandiera a quarti rossoblú
appesa al poggiolo.
Immaginatevi degli interni con arredamento anni settanta, i primi mobili fatti in serie, una sala con il tavolo per le occasioni speciali, la libreria con l’enciclopedia Motta, i libri sulle regioni italiane e alcuni sulle guerre mondiali, la tv in bianco e nero, il divano e un tavolino con sopra una radiolina a batteria che gracchia in diretta.
Cosa può passare nella mente di un adolescente tifoso del Genoa con la squadra sull’orlo della retrocessione?
Inspiegabilmente, ascolta da solo quella partita decisiva.
Perché solo?
Troppa sofferenza, troppo amore, scaramanzia, o forse ricerca della concentrazione assoluta, isolamento per trovare la forza di reagire ad un eventuale risultato avverso, un misto di speranza e paura, chissà…
Rimane un mistero perché tutto viene spazzato via, come fa il vento con le nuvole, dal gol di Faccenda a cinque minuti dalla fine.
Il seguito è una festa spontanea in strada, il riappropriarsi di un sogno, la paura superata, metabolizzata e per una volta sconfitta.
Ora rivedo i quattordicenni, i giovani in gradinata tutti insieme a cantare a gioire e a soffrire, è una bella sensazione, nessuno molla nonostante il Grifo sia sull’orlo della retrocessione.
Tornerà il vento e spazzerá via anche queste nuvole, la sofferenza sportiva che a quattordici anni può sembrare insormontabile verrà sconfitta , metabolizzata, superata, tutti insieme!
Tornerà il vento…
Non è finita, non è mai finita, non finirà mai!
Forza Genoa
Alberto Scotto