Strano il calcio, materia imponderabile, impossibile da capire per le contraddizioni che sa regalare.
La storia è nota, minuto novantasei di un sabato qualunque. L’arbitro che indica il dischetto, Criscito che si presenta fronte a fronte con il portiere avversario.
La “botta” è di quelle che nei settori giovanili, almeno ai miei tempi quando si chiamava N.A.G.C., si insegnava a non tirare. Il rigore a mezza altezza vale a dire mettere nelle migliori condizioni un portiere, anche il più scarso, affinché possa parare. Un modo per azzerare il teorico vantaggio pratico (e non mentale, quello è un’altra cosa) che l’attaccante vanta nei confronti del portiere.
Infatti anche un estremo di bassissima serie A, si prende il palcoscenico sventando la minaccia.
Il mondo che cade, soprattutto perché sei il calciatore più ionico della squadra. Che sia capitan Instagram oppure Capitan Criscito, sei comunque il capitano della squadra più antica d’Italia. Ma anche perché la partita non è proprio una partita come le altre non solo per l’identità dell’avversario, ma soprattutto per la classifica.
Segue una settimana difficile tra sfottò degli avversari e la delusione di aver in qualche modo inconsapevolmente “tradito” la tua gente.
Ma il calcio è strano ed allora nemmeno una settimana dopo il copione si ripete, il parziale riscatto a portata di sinistro. Minuto novantasei di un venerdì qualunque. L’arbitro che indica il dischetto, il capitano che si presenta fronte a fronte con il portiere avversario.
La porta che pare la cruna di un ago, il portiere, ora si veramente forte, che pare Gulliver ed il pallone pesante come una palla medica.
Tutto potrebbe far pensare ad una disdetta, ma lui, il capitano “ritrovato” almeno per una notte, si carica sulle spalle la responsabilità. Parte, calcia, incrocia e soprattutto esulta.
Cambiando la storia di questa partita.
Solo il tempo ci dirà se cambierà solo la storia della gara o quella dell’intera stagione.
Nel frattempo possiamo solo sperare ed aspettare, in questo rigoroso ordine perché non mi piace pensare di dove aspettare e sperare.
Ferra