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IL METRO DI GIUDIZIO

L’obbiettività, lo sappiamo, non appartiene al Genoano.

Con lui non esiste “a bocce ferme” o “a mente fredda”.

Il Genoano vive di emozioni, contrastanti e spesso esasperate.

Il Genoano è così. Dopo due sconfitte, tutto si è sfasciato.

Blessin ha smesso di essere un allenatore di calcio, la squadra è tornata scarsa, la società è tornata ad essere la colpevole.

Le sconfitte non sono mai facili da digerire, ma l’equilibrio è la base per giudicare. Dopo 8 risultati utili consecutivi la squadra non era da alta classifica come dopo due sconfitte non è tutto da buttare.

Non voglio attaccarmi, almeno non troppo, alle decisioni “sfortunate” che ultimamente gli arbitri prendono con noi. Cerco di parlare solo di campo.

La squadra è sempre la stessa, con i suoi evidenti problemi e i suoi, seppur pochi ma presenti, pregi. Si è sempre restati mentalmente in gara, anche contro la Lazio, non c’è stata resa, si ha combattuto fino alla fine.

In virtù dei risultati delle concorrenti ci sta un pizzico di amarezza, ma passare dalle stelle alla stalle è deleterio, anche se tipicamente genoano. La critica è legittima ed accettabile, la polemica no.

Si sapeva bene che dal mercato doveva uscire ancora qualcosa, è stato dichiarato anche dagli addetti ai lavori. Quindi inutile ora rialimentare la fiamma de “gli americani ci fanno retrocedere”. Perché se dovessi cercare un colpevole, so di trovarlo in chi non ha approvato l’ultimo bilancio bellamente arricchito da parcelle milionare da saldare uscite improvvisamente di cui nessuno, a parte uno, sapeva qualcosa.

Serve tenere la guardia alta, la mente fredda e remare insieme verso l’obbiettivo. Sempre più difficile, ma sempre alla portata. Poi finirà come finirà. Ci rimboccheremo le maniche ed insieme ripartiremo.

Perché il Genoano è così. Vive di emozioni forti. Ma sa regalarne ancora di più intense.

Stefano Zaghi
Stefano Zaghi
34 anni, ferroviere. Papà mi ha trasmesso la malattia per il Genoa. "E capire tu non puoi, se non sei come noi"

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