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I RAGAZZI DEL ’56.

I RAGAZZI DEL ’56.

Di Francesco Venturelli (Abbadie)

Genoa 1955/56.
Era incominciata ormai l’era delle retrocessioni. Nel 1950/51 si era verificata la prima del dopoguerra -e la mia prima personale- nel 1959/60 ci sarebbe stata la seconda, e poi via via tutte le altre.
Tuttavia, anche negli anni bui, il Genoa si è reso protagonista di impennate improvvise e straordinarie capaci di far rivivere per un attimo nella mente e nel cuore dei tifosi l’antico fulgore.

Il campionato 1955/56 ripropose uno di quei momenti esaltanti.
Il Genoa militava in serie A, dove era tornato nel 1953 dopo la retrocessione del 1951.
Aveva una struttura solida, costruita da quel gentleman del calcio che era il grande e indimenticabile Giorgio Sarosi, andato via nel corso del campionato precedente, perché la dirigenza come sempre a corto di danaro, aveva intenzione di vendere i migliori giocatori da lui scoperti.
I giocatori in organico, rinforzati dal fuoriclasse Gren a fine carriera ma sempre grande, seppero comunque disputare un onorevole campionato da centro classifica, riuscendo a mantenere il campo Luigi Ferraris imbattuto, impresa mai più ripetuta, unica nel dopo guerra.
Molte delle partire disputate in quel campionato nel Catino di Marassi rimasero famose, come il 3 a 1 ai campioni d’Italia del Milan, ma la più celebre di tutte fu il 3 a 1 con cui all’ultima giornata, fu battuta la Fiorentina ormai matematicamente campione d’Italia e fino ad allora imbattuta.

Occorre ricordare che l’unica squadra che era riuscita a vincere un campionato imbattuta, fino ad allora era il Genoa dei genovesi che nel 1923 si era aggiudicato il campionato al termine di 28 partite dove non era mai stato sconfitto. Era un record di grande prestigio, al quale tenevano non solo i tifosi, ma anche e soprattutto i giocatori che lo avevano stabilito sul campo. E che erano tutti genovesi (a parte il leggendario De Vecchi).

Quella domenica di giugno, soleggiata e calda come fosse già estate, il vecchio e glorioso Ferraris, che conservava ancora le impronte dei tacchetti di autentiche leggende del calcio come Leonidas e Bicam, che lo avevano calcato negli anni ’30, fino a Masopust mitico capitano della Cecoslovacchia degli anni ’50, era pieno di 60.000 tifosi schiacciati uno contro l’altro.
Ma insieme agli altri, in Tribuna c’erano loro, le Vecchie Glorie degli ultimi scudetti, che erano venute di persona per sostenere col loro intatto carisma i “ragazzi del ’56” nell’ardua impresa di difendere un record antico, da loro stabilito.

La partita si presentò tutt’altro che facile. Nel primo tempo il fuoriclasse brasiliano Julinho, che contendeva a Garrincha la maglia numero 7 della Selecao, si involo’ sotto i Distinti e facendo rotolare la sfera di cuoio sulla linea bianca, giunse a fondo campo evitando tutti i giocatori che cercavano di fermarlo. Poi a pelo d’erba, nel silenzio premonitore dello stadio, crosso’ un pallone imprendibile per Gandolfi, che sul palo opposto Gratton infilo’ in rete. Così perfetto che nessuno oso’ dire qualcosa.
La Fiorentina poi si limito’ a controllare, fino a quando alla mezz’ora del secondo tempo Delfino venne atterrato in area: rigore per il Genoa. Lo stadio improvvisamente si rianimo’, Gren, ex viola, prese con aurorita’ il pallone e lo mise sul dischetto. E di li’ in rete: 1 a 1.

Da quel momento vedemmo un’altra partita. I giocatori del Genoa invece di difendere un pareggio che permetteva loro di mantenere il campo imbattuto, si scatenarono all’attacco seguendo il desiderata di Carapellese grande capitano coraggioso, che aveva detto loro:
“Non giochiamo per un pareggio di comodo, giochiamo per la gloria!!”
E gloria fu.
Negli ultimi 15′ la Fiorentina ormai campione, passata imbattuta su tutti i campi d’Italia, non vide più il pallone. Cerco’ in tutti i modi di salvare il pareggio e l’imbattibilita’, ma non c’era verso di contenere la furia rossoblu che attaccava sotto una Nord urlante, che invocava la vittoria! Nemmeno commettendo falli impressionanti, da provinciale in lotta per non retrocedere, i viola riuscivano a fermare gli scatenati giocatori rossoblu, mentre in tutto lo stadio echeggiava un esaltante GENUA!! GENUA!! che saliva lungo le colline per arrivare fino al Righi.
Per altre due volte Sarti dovette chinarsi a raccogliere in fondo alla rete i palloni di Frizzi e Carapellese, la migliore coppia di ali del Genoa del dopoguerra, e il triplice fischio finale, sancì il trionfo rossoblu, in un delirio di entusiasmo che univa i giocatori in campo con i tifosi sugli spalti.

I “ragazzi del ’56” si erano battuti con lo spirito antico che aleggiava nella gloriosa casacca rossoblu che indossavano, permettendo così al Vecchio e Glorioso Genoa di mantenere un record destinato a durare ancora tanti anni fino al grande Milan degli olandesi.
Tornati negli spogliatoi, i giocatori rossoblu ebbero la gradita sorpresa di trovare un magnifico cespo di rose rosse con nastro blu, offerto dalle Vecchie Glorie presenti in tribuna, per suggellare la continuità dell’antico spirito dei Padri Fondatori del Genoa 1893, che non morirà mai.

(I ragazzi del ’56 che hanno compiuto la grande impresa:
GANDOLFI
CARDONI – BECATTINI
LARSEN – DE ANGELIS – DELFINO
FRIZZI – PISTRIN – CORSO – GREN – CARAPELLESE)

Luca Merlo
Luca Merlo
Luca Merlo 49 anni Fiero di Essere Genoano Nato e cresciuto a Sampierdarena Motivo in Piu per Tifare contro quelli la....

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