Quanto scrivo è un mea culpa.
A inizio mercato, nel momento in cui Spors trattava Miranchuk e Younes data la necessità di qualità, storcevo il naso.
Un pò perchè personalmente non sono mai stato un fan dei due giocatori, un pò perchè ero rimasto incantato dalle dichiarazioni pubbliche di Wander, il quale un pò ingenuamente, ma in perfetta buona fede, aveva annunciato pubblicamente una rivoluzione.
Ossia ciò che i tifosi volevano sentirsi dire e ciò che i giocatori già in rosa non volevano sentirsi dire.
Bene, ora pregherei per l’arrivo dei due (Miranchuk dovrebbe arrivare, Younes andrà altrove), anzichè ostentare superiorità e credere nelle favole.
La situazione di classifica è disastrosa, il mercato di gennaio è complicato e immancabilmente fioccano i rifiuti per la nostra posizione.
Il retropensiero mio e presumo di tanti era lo stesso: “qualcuno di più forte accetterà, noi siamo il Genoa!”.
Sì, ma “noi siamo il Genoa” è uno slogan che ripetiamo orgogliosamente perchè il Grifone è la nostra passione e lo amiamo.
Per 9 calciatori su 10 contano i guadagni (e forse ora quelli sarebbero loro garantiti) e le prospettive immediate, non la storia di un club, i 9 Scudetti dell’Anteguerra o i programmi triennali o quinquennali.
Negli ultimi 60 anni di storia il Genoa può vantare 29 campionati di serie A, appena tre qualificazioni in Europa (una mai concretizzatasi per la querelle della licenza), una vagonata di salvezze disperate e società ballerine.
L’attualità è il penultimo posto e una proprietà nuova impegnata a mettere le toppe ad una gestione folle degli ultimi anni.
Quali campioni accetterebbero mai il Genoa ora? Forse nemmeno dei genoani o dei pazzi.
Proprio per questo cerchiamo di avere rispetto ed umana pietà dei 777, ai quali (dalla A, speriamo, o dalla B), tra un errore di inesperienza e l’altro, spetta l’arduo compito di riscrivere la storia di questo club, malandato da decenni.