Mai come quest’anno il mercato si presenta come un elemento fondamentale della nostra stagione.
La cosa assume contorni ancora più grotteschi se pensiamo che per terminare il percorso di transizione che ci porterà alla apparente normalità (ma la cosa eccezionale dammi retta è l’essere normale cit.) siamo costretti a passare nuovamente dalla giostra del mercato. Non che non ci fossimo abituati, però questa volta è diverso.
Pennivendoli che impazziscono a cercare informazioni ma niente, amici di procuratori che girano a vuoto e sparano nomi a caso, procuratori che non sanno più dove piazzare i loro scartini, pseudo giornalisti televisivi costretti a commentare le previsioni del tempo; dal punto di vista dell’informazione una catastrofe.
Mi viene da ridere se penso ad un possibile colloquio con le nostre fidate fonti informative … Belin sciô Spors ma chi accattemmü e lui che risponde educatamente, illustrando la propria strategia e i suoi contatti ma in perfetto linguaggio teutonico. Sconforto tra i nostri provincialotti che abituati a vagare tra Nervi e Arenzano al limite hanno ascoltato quelle cadenze sotto a un ombrellone ai bagni Teresa.
È finita la pacchia del liberi tutti, della corte dei miracoli dove ognuno può dire tutto e il contrario di tutto tanto non c’è smentita.
E così da una parte si tira fuori il problema del denaro per il mercato e dall’altra arriva la comunicazione dell’avvenuto aumento di capitale: avvenuto, coniugato al passato, cioè già fatto … ah … comunicati di giocatori già comprati, già firmati, già pagati … ah …
La cosa che più mi piace di questa Società è proprio questa, l’essere internazionali, siamo passati dal circolo artistico il tunnel al tunnel sotto la manica, come dire dallo scopone al tre sette.
Le parole sono sussurrate nel suono del silenzio.