Johannes Spors, ex capo scout del Lipsia, è oggi direttore sportivo del club olandese in questi minuti abbiamo avuto conferme che starebbe per diventare il nuovo DS del Genoa, anche se come detto ieri sera in trasmissione su Radio Zena insieme al nostro amico Gessi Adamoli si sarebbe trattato di un profilo un pò diverso da quelli che conosciamo in Italia: “ha dei risvolti decisamente positivi non è proprio un classico DS all’italiana ma un manager moderno”.
Spors si è ispirato a Ralf Rangnick, che in molti considerano il ‘padrino’ del calcio tedesco moderno: oggi spera di ripercorrere le sue orme, sia in panchina che dietro la scrivania, mettendo in pratica gli insegnamenti del suo maestro, come ha raccontato a Goal.
Vi proponiamo la sua intervista:
“Rangnick ha un’idea di calcio molto chiara, che ha sviluppato insieme ad altri allenatori. È così che si è diffuso il suo stile di gioco, grazie ai tanti tecnici che hanno lavorato con lui tra la Germania e l’Europa. C’è anche chi ha ruoli differenti, come ero io, ma tutti sono convinti di quell’idea di calcio. È fondamentale per lo sviluppo. Alla fine, il calcio è sempre una sfida tra idee.
Prima di ottenere il lavoro al Vitesse, Spors ha giocato un ruolo chiave al Lipsia nell’acquisto di Timo Werner e Dayot Upamecano, due che hanno fruttato alle casse del Lipsia quasi 100 milioni di euro, cedendoli rispettivamente a Chelsea e Bayern Monaco. Il loro acquisto è stato il risultato di un lungo periodo di scouting e di un progetto chiaro presentato al giocatore, una visione. Un processo simile a quello messo in atto al Salisburgo, il club che nel 2019 ha convinto il giovane Erling Haaland a firmare dal Molde.
“Werner è stato uno dei giocatori che abbiamo seguito. Era appena retrocesso in 2. Bundesliga con lo Stoccarda. Perché abbiamo deciso di puntare su di lui? Perché c’era una strategia chiara. Cercavamo un profilo particolare per la posizione di attaccante. È una delle qualità di un buono scouting: vedere il potenziale e avere un ambiente pronto a far crescere un giocatore.
Quando firmi giocatori giovani, i club in Germania sono visti come il posto per iniziare la carriera. Lo stesso vale per il Vitesse. Dico ai miei giocatori che quando li portiamo qui, dopo quattro anni non vogliamo più che rimangano. Perché vogliamo che facciano il passo in avanti, vogliamo guidarli al salto. La chiave è far giocare i giovani. Un giocatore giovane ha bisogno di tempo in campo per svilupparsi, ma non a un livello troppo alto. Haaland è un ottimo esempio per questo.
Sono sicuro che abbia avuto la possibilità di andare direttamente in un top club, ma tra i 17 e i 20 anni devi gettare le basi per la tua carriera, devi giocare ad alto livello, ma non altissimo. Ecco perché Haaland ha scelto Salisburgo. Sapeva che avrebbe giocato. E se avesse giocato male, sapeva che avrebbe comunque giocato di nuovo.
Ricordo quando Upamecano è arrivato al Lipsia, nelle prime due partite è stato sostituito all’intervallo o prima dell’intervallo. Ha giocato contro Aubameyang, è stato ammonito, gli ha fatto un secondo fallo e Hasenhüttl lo ha immediatamente sostituito. Non è stato ‘ucciso’ per aver commesso un errore. Lo ha rimesso in campo, e si sono visti i miglioramenti. È importante che si veda sempre il livello”.
Ora, al Vitesse, Spors si trova più in basso nella catena alimentare del calcio, ma ha più responsabilità. Sebbene sia un club famoso per i continui prestiti di giocatori dal Chelsea, la squadra di Arnhem è molto di più. Vuole crescere qualificandosi alle competizioni europee, anche se sono consci che ridurre il gap con l’Ajax sia un’impresa ardita.
“Il Vitesse mi ha offerto un ottimo e logico primo step a livello di direttore sportivo, è un ambiente innovativo. Volevano qualcuno che implementasse la loro visione chiara e strategica del calcio, ho sentito che c’era sufficiente spazio per poter avere un’influenza. È il mio background: la filosofia sopra a tutto. È ciò che ho imparato da Rangnick. Questo è un club innovativo che vuole sviluppare giocatori e organizzazione. Vogliamo arrivare in Europa. Vincere il campionato non è realistico, il gap economico è massiccio, ma vogliamo lavorare per avvicinarci. Quest’anno siamo in finale di Coppa, vogliamo vincerla”.
La forza di Rangnick sta nella capacità di costruire il club. Mi ha portato al Lipsia dopo che avevamo lavorato insieme all’Hoffenheim, sono entrato nell’universo Red Bull grazie a lui. Siamo passati dalla seconda divisione alla Champions League. Abbiamo reclutato giocatori insieme, come Timo Werner, Naby Keita, Upamecano.
Ho imparato molto dal suo lavoro particolarmente intenso. È sempre al timone, pretende molto da tutti, ma sai che sta dando il massimo anche lui. La filosofia al primo posto, questa è la vera differenza tra il gruppo Red Bull e il resto delle squadre. È un fattore chiave per essere un club di successo: provare e innovare in ogni stagione, in ogni dipartimento”.
Tratto da: https://www.goal.com/it/notizie/come-la-red-bull-e-diventata-la-regina-dello-scouting-in/l0xzs36y6uc11t7omml3a9tda