La scelta di Sheva, da parte del 777, proietta il Genoa in un’ altra dimensione calcistica, per il prestigio del personaggio, dello staff al seguito e per tutto quel che comporterà in termini di giocatori che arriveranno specie se, come sembra, il nuovo responsabile dell’ area tecnica sarà Campos.
Il nome del Genoa sta già facendo il giro del mondo, ma la scelta va anche analizzata dal punto di vista tecnico.
E, secondo me, anche sotto questo aspetto sembra azzeccata. Perché è vero che finora ha allenato solamente la nazione ucraina, ma non stiamo certo parlando di una selezione top, per cui le difficoltà esistono e vanno affrontate. Nel girone di qualificazione ad Euro 2020 partiva come terza forza, dietro Portogallo e Serbia, ed ha sovvertito il pronostico arrivando primo. Certi risultati non vengono se non c’è uno staff all’altezza della situazione.
Certo, la Serie A è un’ altra cosa, ma non più di tanto. Il calcio è sempre calcio, a tutte le latitudini.
Le cifre messe in campo per l’operazione ci raccontano molto sulle intenzioni dei nuovi proprietari. Oltre ad aver garantito a Sheva e al suo staff contratti importanti, stanno già pianificando gli interventi sul mercato di gennaio in modo da non lasciare nulla al caso. E con un Campos nel motore, non me ne vogliano I direttori sportivi che si sono succeduti negli ultimi quindici anni.
In un mondo normale dovremmo darci dei pizzicotti per scongiurare il fatto che non sia tutto un sogno.
Qui, invece, tocca leggere vedove di Ballardini, che non concepiscono un Genoa al di fuori di lui, di gente ossessionata dalla vecchia proprietà che avrebbe ancora chissà quali poteri (si convinceranno dopo il closing o continueranno?) o peggio, irriducibili nostalgici che contano i peli nel culo ai nuovi, quando hanno taciuto per anni su una miriade di vergogne.
Senza contare lo scenario da pop corn e divano che si sta consumando in altri lidi.
Parafrasando Cavour si potrebbe dire che “il Genoa è stato fatto, ora vanno ri-fatti i genoani”.
Maurito Boselli