Il mondo Genoa, anziché godere per essersi liberato dal giogo mortale che lo avrebbe condotto al fallimento, sta già iniziando a spazientirsi con la nuova società, tanto sospirata prima, già mal sopportata adesso.
Come se, liberarsi delle scorie del “preziosianesimo” e di tutto quel che ha comportato in termini sportivi, etici, di autostima, potesse per incanto concretizzarsi nello spazio fra un “signing” e un “closing”, benché tardo a venire.
No, non funziona così.
Occorre armarsi di tanta pazienza e mettere nel conto tutto, pure gli esiti estremi.
Che ovviamente si spera non avvengano, certi che verrà fatto di tutto per evitarli, ma senza escludere nulla a priori.
Perché queste cose sono sempre avvenute nelle delicate fasi di passaggio, a tutte le latitudini, e perché qui ne veniamo da situazioni che sono andate oltre il patologico se, è vero come vero, che questa società faceva fatica pure ad avere i requisiti minimi per la competizione sportiva.
Ora, io capisco tutto, sono genoano e vivo gli stessi timori e le stesse ansie di ciascuno, però credo sia arrivato il momento di avere un po’ di fiducia nei propositi, già in parte dimostrati, della nuova proprietà.
Basti pensare, caso unico da che mi ricordi, al ricevimento presso il Municipio di Genova, con un sindaco che ha parlato espressamente di copiosi investimenti sulla città, non credo se lo sia inventato. E ancora, i continui riferimenti allo stadio da parte di Blasquez e al voler mettere le cose in chiaro con i competitors.
La stessa fiducia accordata all’ allenatore, se letta nei giusti modi, ci racconta che non è più Preziosi a decidere. Poi si potrà discutere se sia stato un bene o meno, ma anche qui, ci permettiamo di schifare un Pirlo? Uno che, con la passata gestione potevamo giusto sperare di avere un poster in sede e nulla più?
Dove sono finiti i genoani?
Ma, verrebbe da dire, dov’è finito il lume della ragione. Eppure gli esempi non sono distanti, per una volta, tolta la contingenza del campo, quelli nella bratta sono altri, di solito eravamo noi.
Diciott’anni di attesa e ora che si può godere ci viene lo scazzo facile, perché abbiamo sprescia?
Ricordiamoci bene che, senza l’ assegno in extremis di fine agosto, la squadra sarebbe quella che ha giocato la prima a San Siro contro l’ Inter, impresentabile pure per una Serie B e molto probabilmente lo Zio avrebbe da tempo rimesso l’ incarico.
Per cui muti e pedalare, possibilmente al Ferraris.
“Maurito Boselli”