Il nostro direttore Luca Calzetta ci presenta qualche nome accostato al Genoa come possibile dirigente. Il primo sarebbe un vero e proprio sogno, contando che sulle sue tracce c’è l’ormai ricchissimo Newcastle.
Luis Campos ha iniziato a soli 27 anni la sua carriera da allenatore, ma l’ha chiusa a 40 anni quando ha capito che non era quello il ruolo adatto a lui. Preferiva fare il dirigente, o il consulente, e la gavetta l’ha fatta nel Real Madrid, chiamato dal connazionale Mourinho. A Madrid è rimasto un solo anno, poi la sua consacrazione al Monaco. Il suo soprannome dice tutto: “Il mago delle plusvalenze”.
Ne ha realizzate tantissime e molto importanti. Per citarne solo alcune, si può ricordare Martial, portato dal Lione al Monaco per 5 milioni nel 2013, e rivenduto nel 2016 al Manchester United per 80. Lemar, acquistato sempre per 5 milioni e rivenduto dopo tre stagioni a 70 all’Atletico. La sua perla resta Kilian Mbappé. Lanciato in prima squadra dalle giovanili del Monaco: “Tra due o tre anni vincerà il pallone d’Oro”, e poi venduto al Psg per 180 milioni.
Il suo Monaco, allenato da Claudio Ranieri, oltre ad aver realizzato complessivamente 300 milioni in plusvalenze, è arrivato secondo in campionato dietro il Psg. L’anno dopo con Jardim in panchina si è piazzato al terzo posto. Poi è passato al Lille, ed è riuscito a portarlo in Champions League. L’operazione più famosa al Lille è quella di Nicolas Pepé preso a 10 milioni e rivenduto a 80 all’Arsenal. Per sostituirlo, Campos è andato a prender Victor Osimhen allo Charleroi per 12 milioni. Il Napoli lo ha pagato 70 milioni.
Metodo di lavoro
Scovare talenti per Campos è una missione. Il suo metodo di lavoro è molto scrupoloso. Tremila profili visionati ogni anno, classificati con una valutazione da 1 a 5: A1 (talento sicuro), A2 (giocatori di squadra), B1 (possono sfondare), fino alla D, gli scarti. Parla 5 lingue (portoghese, francese, spagnolo, italiano, inglese) e ha una scuderia di collaboratori fidata. Quando un talento riceve tre rapporti positivi, il portoghese va a visionarlo di persona.