Archiviato l’allenamento pre-derby svoltosi a Milano, dove lo Zio da una parte ha voluto tenere a riposo i giocatori più importanti per non avere sorprese sgradite in vista della stracittadina, e dall’altra ha voluto “testare” sul campo il valore della rosa a sua disposizione contro un avversario di levatura superiore, l’attenzione del popolo Genoano dovrebbe essere rivolta completamente verso la sfida di mercoledì sera, ovvero l’impegno sportivo che dovrebbe rappresentare l’obbiettivo stagionale da raggiungere visto che la classifica del campionato ci dovrebbe tenere sufficientemente distanti dalle sabbie mobili del suo fondo.
Ho coniugato volutamente tutti questi verbi al condizionale principalmente per una sorta di cabala, poi per una paura mai sopita, ma anche perché solo Parma e Crotone ad oggi sembrano avere più poche speranze di salvezza.
Ed allora pensiamo davvero al Derby come momento topico di questa stagione, anche se sarà un Derby senza sale, l’ennesimo Derby-Non-Derby per colpa delle limitazioni anti-Covid.
Il Derby è la festa di Genova, è una sfida che dura 365 giorni finalizzata ad un paio di eventi (o tre come in questa stagione) che tirano le somme e fanno ripartire la giostra.
In questi eventi ciò che accadeva in campo aveva un’importanza relativa, perché ciò che contava veramente era stracciare l’avversario sugli spalti, sui balconi, per strada, a colpi di cori, bandiere e bollini sulle targhe o caschi coi colori sociali.
Ma gli stadi con le porte chiuse non solo hanno escluso lo spettacolo sugli spalti, ma mi pare evidente come anche tutto ciò che accadeva sui balconi o per strada sia stato fortemente ridimensionato per colpa di una abitudine al distanziamento che ormai non è più solo di carattere fisico, ma anche concettuale.
Temo che questo problema ce lo porteremo avanti per parecchio tempo nella società moderna, nelle cose di tutti i giorni.
Ma non è questo lo spazio adatto per sfoghi di sociologia, quindi spero che nelle ultime ore ci sia una recrudescenza di passione Genoana che ci porti ad indossare felpe e sciarpe rossoblu per dimostrare il nostro senso di appartenenza e l’orgoglio con cui tuteliamo il nostro amore per il Grifone.
Questa mi pareva una premessa necessaria, perché il cibo senza sale non ha gusto!
Detto ciò mi butto ora sul discorso sportivo.
Finora il bilancio stagionale dei Derby, comprendendo anche la sfida di Coppa Italia, è a nostro favore.
Ma mi soffermerei più che altro sulla partita di andata finita 1-1 e giocata da un Genoa lontano parente da quello attuale, a partire dal modulo (un 4-3-2-1 di quasi matrice maraniana anziché il 3-5-2 Made in Zio Balla) e finendo agli interpreti (lo scorso 1° novembre giocarono Perin; Biraschi, Goldaniga, Zapata, Criscito; Lerager, badelj, Rovella; Pandev, Zajc, Scamacca. Mercoledì, se come penso giocherà la formazione tipo, solo il nostro portiere sarà lo stesso uomo nello stesso ruolo).
Centoventi giorni fa era proprio tutta un’altra storia!
La squadra titolare attuale sembra un gruppo pronto a sfidare chiunque senza mai avere paura di perdere.
Non bisogna farsi intristire dalla prova di ieri a Milano, giocata da quasi la totalità delle nostre riserve (con alcune riserve delle riserve) contro i titolari della squadra più forte del campionato, che sta attraversando il periodo migliore della stagione, che ha un calciatore di valore mondiale in grado di fare la differenza da solo e che per di più attraversa il suo momento migliore di condizione fisica e mentale.
Forse lo Zio avrebbe dovuto tutelare maggiormente alcuni giocatori nuovi che hanno palesato parecchie difficoltà, vuoi per gli avversari diretti con cui avevano a che fare, vuoi per il percorso di gara che si stava sviluppando.
Prendersela con Onguene e con Portanova è ingeneroso ed ingiusto.
Stiamo parlando di due riserve delle riserve, di due nuovi arrivi che non hanno esperienza in Serie A, che ieri hanno dovuta vedersela il primo con un Lukaku arrivato da Marte ed il secondo in un momento della partita che ormai non aveva più nulla da dire.
Lo Zio non si fa scrupoli a mettere in campo giovanotti di belle speranze. Forse questo è un limite del nostro allenatore. O forse è un pregio!
Dipende dal punto di vista, dalla reazione in campo del ragazzo interessato, dall’avversario di turno, dalla situazione psicologica della stagione o della partita o del giocatore.
Dipende!
Fatto sta che rispetto alle esperienze rossoblu del passato, questo nuovo Ballardini è davvero cambiato molto.
Oggi lo Zio sembra più sicuro e più incline a tutelare sé stesso, propone un atteggiamento tattico in cui la difesa inizia dal centravanti e l’attacco dal centrale di difesa, ma soprattutto non si fa problemi a far giocare ragazzini per soli 10 minuti o a proporre continuamente giocatori come Pjaca che non sono ancora riusciti a dare quel qualcosa in più che, potenzialmente, dovrebbero avere.
Questo Balla2.0 che ha accettato la proposta di Preziosi avrà avuto garanzie diverse rispetto allo scorso anno, quando rigettò la chiamata del Presidente.
Quali saranno queste nuove garanzie?
La rosa di quest’anno, già prima dell’arrivo di Strootman, è obiettivamente migliore come qualità rispetto a quella con cui ha lavorato Mister Nicola, ma può essere stata questa una garanzia sufficiente per aver fatto cambiare parere allo Zio?
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Vestiamoci di rossoblu!
Alè Genoa!
Andrea Moresi
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