Il 18 febbraio di 81 anni fa, a Genova, culla del cantautorato italiano, nasceva Fabrizio de André. Cantante, poeta e artista a 360 gradi, Faber – chiamato così da Paolo Villaggio a causa della sua passione per i colori – è riconosciuto in tutto il mondo come uno degli artisti italiani più influenti del ‘900.
Tra le sue passioni, oltre alla composizione, alla lettura e alla politica, de André ne viveva una in modo particolarmente sentito, proprio come noi: quella per il mondo del pallone.
Del “cantautore degli emarginati”, tifosissimo del Genoa, si racconta di un profondo amore per il calcio: raramente presente allo stadio per la sua natura schiva, Faber non perdeva ogni singola partita seguendo la squadra in televisione con sciarpa e cappellino, e proprio come succede ad ognuno di noi, in base all’esito delle partite il cantante diventava festante dopo ogni vittoria e inavvicinabile per ogni sconfitta.
Come ogni artista è solito fare, il cantautore genovese non mancava mai di appuntarsi pensieri e immagini che lo colpivano. De André, però, oltre a questi, era solito segnare qualsiasi cosa riguardasse la squadra dei Grifoni: dalle storie dei propri giocatori alle formazioni che scendevano in campo, fino ad arrivare ai giocatori avversari squalificati e agli obiettivi di mercato.
Per il troppo amore per il Genoa, de André arrivò addirittura a rifiutare l’invito di scriverne l’inno: “Non posso scrivere del Genoa perché sono troppo coinvolto. Niente può superare i cori della Gradinata Nord. Semmai al Genoa avrei scritto una canzone d’amore, ma non lo faccio perché per fare canzoni bisogna conservare un certo distacco verso quello che scrivi, invece il Genoa mi coinvolge troppo.“