C’era una volta un nonno che raccontava al suo nipotino… “Essere Genoano è…” non è facile spiegare cosa voglia dire tifare per il Vecchio Grifone… Genoani si nasce non ci si diventa, è un morbo che hai dalla nascita, una malattia che ti accompagna per tutta la vita, in varie forme, con varie intensità…
Il Genoano è un individuo predisposto alla sofferenza, orgoglioso d’essere tale, indiscutibilmente brontolone e combattivo… mai domo.
Il Genoano è l’irrazionale fatto persona, è la sintesi di ciò che è creatività, fantasia e arte. Essere Genoano è continuare ad esaltarsi dopo una vittoria sofferta, deprimersi dopo una partita persa immeritatamente, avere la consapevolezza di non poter mai dare nulla di scontato.Essere Genoano è non esultare dopo un gol finché l’arbitro non indica il centrocampo, è credere nei valori legati alla tradizione, è un continuare a vivere di ricordi ma non per scappare da un presente che comunque vada non è mai soddisfacente.
Essere Genoano è rinchiudersi nell’iter quotidiano, è la certezza d’essere liberi.
Liberi di sperare nonostante una storia recente non incoraggiante, il Genoano è come un carcerato dietro le sbarre che immagina di correre su un prato fiorito in una giornata primaverile.Il Genoano è libero… di sognare… non è libero di comprarsi una Ferrari ma nessuno gli può impedire di chiudere gli occhi e farsi un giro sulla Luna a bordo di una bicicletta, magari senza tuta… e allora… meglio pedalare che comprare litri e litri di benzina.
Il Genoano è l’eterno Peter Pan, con la voglia di non smarrire il bambino che si porta dentro, è nato per giocare, magari divertendosi anche poco ma sempre con dignità. Meno benzina più giocattoli recita uno striscione nella Nord, fotografia del presente ma anche verità lunga centodieci anni.
Il Genoano è l’uomo.
Massimiliano Ferrando